Presentazione di “Schema per una spiegazione di Chaplin"

BEIGEL, FERNANDA

Studi Culturali

Il Mulino

Lugar: Milan; Año: 2009 p. 92 - 99

1824-369X

Quando Mariátegui ritorna a Lima, nel 1923, l’ambiente giornalistico lo riconosce, ormai, come un poeta di «autentica ispirazione e di raffinato senso estetico». Interpellato sul suo «concetto d’arte», resiste a darne una definizione, anche se dice che la sua è un’epoca di crisi che non colpisce solo l’economia, la politica e la filosofia, ma anche l’arte. Molto più di una tappa di creazione, gli sembra una fase di distruzione. Di recente reinstallato nel campo culturale peruviano, Mariátegui considera l’avanguardismo poetico come tipicamente cosmopolita e urbano. Non si è ancora manifestata la corrente indigenista che avrebbe avuto il suo picco nel 1926 e le più osate avventure letterarie – allo stile di Flechas (1924)- si presentano ai suoi occhi come gesti iconoclasti, ancora pieni di un modernismo estetizzante. Crede che l’apparizione di «-ismi», come quelli europei, sia il risultato di una nuova «essenza artistica» e non una mera questione di forma. L’arrivo del surrealismo e l’emergenza di una forte corrente indigenista nella letteratura peruviana biforcano la sua prospettiva. La diagnosi formulata in «Arte, revolución y decadencia» (1926) finisce per acquisire un carattere «transnazionale» nel cammino di trasformazione verso un ordine nuovo. A partire da qui, Mariátegui riflette sulla relazione tra la nozione di autonomia e l’idea di libertà, che costituirà la base del progetto estetico-politico della rivista Amauta (1926-1930).