Beneficio pubblico e ragioni di stato. Tra Giovanni Botero e Paolo Sarpi

VIDAL, SILVINA PAULA

Bene Vagienna

Congreso; Boteriana III. Convegno Internazionale di Studi; 2022

Centro di Studi Giovanni Botero

Dagli anni ‘90 una grande attenzione è stata rivolta a quella che si ritiene la principale opera diGiovanni Botero, Della Ragion di Stato (1589) nonché la sua grande assimilazione europea (inLipsius, Montaigne, Schoppe, Coring, Saavedra Fajardo e Gracián, per citare solo alcuni autori(A.E. Baldini, Zarka, Schiera). Inoltre sono stati sistematizzati i modelli proposti dai teoriciitaliani della ragione di stato, facendo paragoni interessanti con la formula boteriana (G.Borrelli, D. Arienzo). Tuttavia, si è riflettuto poco sul contributo delle discussioni sulla ragionedi stato, nell’ambito italico, alla concettualizzazione di un ordine pubblico, e ancor di meno siè indagato sulla partecipazione a questi dibattiti di personalità emblematiche del periodo come Tommaso Campanella, Traiano Boccalini e Paolo Sarpi, i quali, pur opponendosi alla letteratura sulla ragione di stato, si impossessarono nuovamente dei suoi argomenti nell’ambito delle controversie giuridiche e progetti di riforma universale.Cercando di colmare questo vuoto storiografico, si osserverà, dalla prospettiva della storiaconcettuale, l’ubiquità della ragione di stato come discorso polemico, stabilendo un dialogo traagenti che, sebbene si trovassero in posizioni opposte dell’arco politico (come Botero e Sarpi,o Campanella e Boccalini) condividevano gli stessi interroganti sul loro presente e si nutrivanodi un humus culturale comune